Tiratelo fuori (dal cassetto)!

Ottobre 19, 2018

La favola scritta ai tempi delle elementari, la raccolta di poesie che vi ha ispirato il primo, sospirato, amore, il romanzo della maturità giacciono chiusi in quale angolo remoto della vostra casa? Il momento è arrivato: tiratelo fuori dal cassetto, noi vi spieghiamo come e perché farlo!

Lo sappiamo bene. Ci sono voluti pochi giorni per buttarlo giù dalla vostra mente su quel meraviglioso quadernone a righe, più tempo per correggerlo, limarlo, migliorare un aggettivo o rafforzare un concetto, ma non basta una vita per decidervi a pubblicarlo.

Se in questo articolo vi abbiamo parlato di self publishing, oggi vogliamo fare un passo indietro al momento immediatamente precedente, quello in cui decidere di vincere le proprie ritrosie e tirare fuori dal cassetto la propria creatura letteraria.

La paura di mettersi a nudo

Spesso vincere la timidezza di mettersi a nudo, inviando un proprio manoscritto ad un editore, è uno scoglio quasi impossibile da superare. Per paura delle critiche, di esporre i nostri pensieri più reconditi ad uno sconosciuto, perché in fondo lo abbiamo scritto per noi stessi, le ragioni sono davvero moltissime e tutte personali.

Eppure ci sono opportunità che vanno colte, scritti che sarebbe davvero criminale lasciare non letti dal resto dell’umanità. Forse stiamo un filo esagerando, però confrontare il proprio lavoro con qualcuno che può darci un parere professionale, in positivo o negativo, può rappresentare la svolta della nostra vita.

Bisogna essere consapevoli che non tutti saremo dei grandi romanzieri o poeti; le critiche vanno accettate anche per migliorare noi stessi, maturare e superare i nostri limiti. Spesso la scrittura svolge una funzione catartica, rappresenta lo specchio attraverso il quale entriamo in contatto con la parte più profonda di noi, quella che si manifesta solo attraverso i sogni o, appunto, la creatività narrativa.

Accettare le critiche

Non tutto ciò che ci sembra giusto o interessante o meritevole di essere trasposto in pagina scritta è effettivamente tale. O, anche se l’idea è davvero intrigante, magari la resa stilistica non è il massimo.

A volte bisogna accettare che ciò che può sembrarci fantasmagorico in realtà non sia di grande interesse per il pubblico di lettori.

Questo, è bene ribadirlo, NON significa in alcun modo che siamo sbagliati noi, o lo sia il nostro modo di pensare o di essere. Magari siamo degli ottimi cuochi, eccellenti pittori, straordinari impiegati, ma scrittori no.

Al contrario, a volte le critiche servono a rendere solo migliore un manoscritto già molto buono di suo, una “pietra grezza”, come si suol dire, che va semplicemente raffinata, smussata, limata: e magari ci viene consigliato di riscrivere più e più volte il nostro capolavoro in erba, soltanto perché sia maggiormente fruibile al grande pubblico.

Insomma, la critica è sempre un momento di crescita e miglioramento di noi stessi. L’importante è non perdere mai la fiducia in sé stessi. E se si possiede un capolavoro nascosto, decidersi a farlo: tiratelo fuori!

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